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La fine del cambio manuale...

Ormai ci siamo.


Dopo Toyota (il primo costruttore al mondo) e Volvo, che già dal 2020 hanno abbandonato la produzione di veicoli a cambio manuale, anche il gruppo Volkswagen (Audi, Seat, Skoda e appunto VW) inizierà dal 2023 a produrre vetture esclusivamente dotate cambio automatico. Il processo dovrebbe terminare nel 2030.


Al momento, seppur con una proposta sempre più indirizzata sui veicoli ibridi ed elettrici (tutti naturalmente automatici), a puntare ancora sulla trasmissione meccanica resta il gruppo Stellantis (Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, DS automobiles, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trax e Vauxhall). Per quanto resisterà? Non per molto ancora. Vediamo il perchè...


La necessità delle case costruttrici di rispettare le sempre più stringenti normative sull'inquinamento, le ha costrette a sempre maggiori investimenti (e talvolta anche a qualche furberia, vedi VW e Fiat-Chrysler negli USA). Troppi, secondo loro. Ormai, con i motori termici tradizionali, il margine di efficientamento è ridotto all'osso e in più, per ottenere qualche miglioria, bisogna investire cospicui capitali.

Meglio allora spostarsi sulle nuove tecnologie (ibrido ed elettrico) che se non altro, a parità di spesa, offrono margini decisamente superiori.

In più è indubbio che la trasmissione automatica, agendo in modo totalmente programmato ed indipendente, porta anch'essa una decisa riduzione delle emissioni.


Insomma, l'autista italico medio che "eh ma io con il cambio manuale mi diverto di più", oppure "l'automatico è per chi non sa guidare" se ne dovrà fare una ragione.


Mi verrebbe da dire "benvenuti" considerando che negli Stati uniti sono ormai più di 60 anni che l'automatico la fa da padrone e anche in Europa (basta attraversare le alpi) la maggior parte delle vendite è da tempo indirizzata in quella direzione. Non parliamo del Giappone e della Russia...

Proprio cosi, a restare fedeli al manuale sono solo la Spagna, l'Italia, la Grecia, i Paesi dell'ex Jugoslavia, quelli dell'ex Unione Sovietica, l'Africa e l'India, quelli cioè che da alcuni vengono considerati "i Paesi più sottosviluppati al mondo"...





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